Una delle meraviglie custodite dal centro storico di Padova è senza dubbio l’Orto botanico. Istituito nel 1545 su commissione del Senato della Repubblica Veneziana a vantaggio degli studenti di medicina (noto infatti anche come “giardino dei semplici”, ovvero delle piante medicinali maggiormente in uso a quel tempo), è ancora oggi gestito dall’Università di Padova, che da allora ha accolto numerose specie esotiche tra le mura del suo hortus conclusus, il modello di giardino cintato tipicamente medievale. La pianta del progetto originale è ancora oggi chiaramente visibile: un quadrato inscritto in un circonferenza su due assi perpendicolari che indicano i quattro punti cardinali. Come spesso accade nell’arte e l’architettura del Rinascimento, l’aspetto simbolico è importante, e infatti il numero quattro viene più volte ripetuto: quattro sono gli spalti in cui è suddiviso il quadrato originale, e ancora quattro sono le statue delle stagioni che sembrano vegliare sulla fontana detta appunto delle Quattro stagioni. Il disegno del quadrato in relazione alla circonferenza è un altro tema tipico della speculazione simbolica antica e recente, ripreso nel Novecento da Jung, il quale vedeva nell’unione delle due forme l’immagine dell’ordine. L’Orto ospita, tra tutti, alcuni esemplari resi ormai celebri dalla storia, come la famosa “palma di Goethe”, tanto ammirata dal poeta tedesco, il cedro dell’Himalaya e il primo albero d’acacia – pianta originariamente americana – introdotto in Italia, risalente al 1662. Dal 2014, inoltre, l’Orto botanico di Padova si è ampliato, dotandosi di una nuova serra all’avanguardia, il Giardino della Biodiversità, che grazie all’energia solare e allo sfruttamento delle acque piovane alimenta più di mille specie limitando al minimo il proprio impatto ambientale.
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