Il luogo è stato oggetto di culto privilegiato e meta dei popoli che hanno scritto la storia del Mediterraneo medievale: i Longobardi, che primi fra tutti hanno fatto della custodia del santuario micaelico la propria missione spirituale, poi i Normanni, gli Svevi, gli Angioini e dall’altro lato i “nemici” di sempre, i Bizantini. Tappa obbligata per tutti i viaggiatori – pellegrini cristiani o guerrieri in armi in partenza per le crociate – diretti per la Terra Santa, il santuario, la cui fondazione è databile intorno al 493, offre al visitatore le tracce delle culture che lo hanno attraversato, come le iscrizioni a caratteri runici che i viaggiatori scandinavi, in sosta sulla strada per Gerusalemme, hanno inciso sulle pareti della grotta, il Portale del Toro che introduce alla grotta scara realizzato a Costantinopoli (1076), e il campanile voluto da Carlo I d’Angiò, completato nel 1282. Com’è tipico nell’architettura medievale della Puglia, origini germaniche e influssi orientali si amalgamano, sublimati da secoli di scambi, e i lavori successivi apportati al santuario, come l’altare del Santo della fine del Cinquecento o i motivi barocchi della cappella del Santissimo Sacramento, testimoniano la presenza sempre viva del Santuario di San Michele Arcangelo nella cultura artistica e religiosa del Sud Italia.
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